Il territorio
I boschi montani del Canavese
I boschi montani sono strettamente collegati alla storia dell’uomo, in Canavese come altrove. Da sempre, le popolazioni montane locali hanno utilizzato i prodotti del bosco come fonte di sostentamento. Avevano per questa ragione la necessità di gestire il bosco. In seguito allo spopolamento della montagna, le buone pratiche di gestione del bosco hanno smesso di essere eseguite ed i boschi sono stati in gran parte abbandonati. I boschi montani del canavese sono, quindi, oggi in espansione. I castagneti occupano la maggior parte delle superfici boscate (circa il 30% della superficie forestale canavesana). Il castagno è stato diffuso nella nostra nazione dagli Antichi Romani e fino a pochi decenni fa era un elemento cardine per le popolazioni di montagna, perché i suoi frutti costituiscono un alimento dalle elevate proprietà nutritive e da essi è possibile ricavare farina. Inoltre, il legno di castagno è versatile e resistente e può essere utilizzato come materiale strutturale. Tradizionalmente, in Canavese viene impiegato come paleria per i vigneti e come legna da ardere, nonostante il suo contenuto elevano in tannini. Solo circa il 7% dei castagneti è di proprietà comunale.
I tipi forestali più rappresentati sono:
“Castagneto acidofilo a Teucrium scorodonia delle Alpi" - 50% della categoria
"Castagneto mesoneutrofilo a Salvia glutinosa delle Alpi" - 45% della categoria
"Castagneti da frutto" - 5% della categoria
Su circa il 90% della superficie forestale occupata dai castagneti esistono i presupposti per effettuare un intervento attivo, rappresentato per la maggior parte da ceduazione.
Il castagno è affiancato nelle zone di montagna dal faggio, dall’acero, dal frassino, dal tiglio. I querceti, che un tempo dovevano essere abbondanti, sono oggi drasticamente ridotti. La betulla è un’altra specie abbondante, e si insedia nelle praterie montane abbandonate dal pascolo o sulle superfici danneggiate dagli incendi.